A quanti anni si va in pensione?

Questa domanda se la pongono molti lavoratori ma

una regola generale valida per tutti, che stabilisca i

requisiti per l'accesso alla pensione non c’è. 

 

Ogni lavoratore andrà in pensione in base alla 

propria storia lavorativa, vediamo subito i

termini da conoscere su questa questione.

Pensione per anzianità.

La pensione per anzianità, oggi pensione anticipata

è il trattamento che il lavoratore può avere se

raggiunge il numero di anni previsto con contributi,

indipendentemente dall'età anagrafica raggiunta.

In Inps questo paletto è posto a 41 anni e 10 mesi

per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.

Le Casse dei Professionisti invece oscillano attorno

a queste condizioni, a volte sono più benevole a

volte meno.

Pensione di vecchiaia.

La pensione di vecchiaia è la prestazione erogata

al compimento di una determinata età anagrafica.

L’assegno pensionistico il lavoratore lo percepirà

non appena avrà raggiunto l’età stabilita.

Solitamente questa pensione prevede di avere

anche un numero minimo di anni di contributi,

pur se limitatati. La pensione di vecchiaia è quella

più lontana nel tempo, in Inps ad esempio è

prevista all’età di 67 anni con 20 anni di contributi.

Nelle Casse dei Professionisti l’età è spesso

prevista ad un livello più alto. Se un soggetto ha

cominciato presto e non ha mai avuti vuoti lavorativi,

sarà portato a puntare alla pensione di anzianità.

Se invece ha perso degli anni contributivi per strada,

la pensione di anzianità si avvicinerà, come inizio,

a quella di vecchiaia. In mezzo alle due tipologie di

pensione ci sta l’esigenza di verificare e recuperare

gli anni mancanti (dove possibile). Ogni lavoratore

dovrà prendere in mano la propria posizione per 

capire a che punto è, quale pensione lo aspetta e

iniziare ad incamminarsi.

11/04/2020